Un’estate rovente Le sette vite del Gattopardo Capiamo la drammatizzazione dell’intervista rivelazione fatta da Alan Friedman a Mario Monti, "ammazziamo il gattopardo". Tutto sembra preordinato: l’antipatia della Merkel nei confronti di Berlusconi, l’ansia del Capo dello Stato, il coinvolgimento dei nemici storici del premier, come Franco De Benedetti e Prodi. Tuttavia, vi sono stati alcuni passaggi politici più rilevanti della tesi del complotto, cominciando con la formazione del gruppo parlamentare "Futuro e libertà" nel 2010, nato da una scissione del Pdl. Che un processo di erosione della maggioranza potesse intensificarsi nel corso di una crisi economica, era qualcosa di prevedibile da un uomo politico con l’esperienza del Capo dello Stato. Per questo non ci stupiamo del fatto che venisse allertato il professor Monti. Anche se vi fossero state pressioni da parte della Germania e della Francia, per quanto strumentali potessero essere, contro il governo Berlusconi, visto i rapporti fra i premier, ritenerle tali da esercitare un peso decisivo nella vicenda, è ipotesi azzardata. Perché si trattava di influenzare i parlamentari della maggioranza di Berlusconi, non De Benedetti e Prodi che già erano orientati come suoi avversari storici. Bisogna poi considerare che Berlusconi si dimise senza un voto di sfiducia sua sponte, e questa sua scelta testimonia della sua convinzione di dover comunque lasciare il governo a fronte di una situazione oggettivamente insostenibile. Conoscendo Berlusconi, se egli si fosse sentito vittima di un complotto, avrebbe puntato i piedi, arringato le truppe, allestito le difese. Invece non tenta nemmeno la prova di forza in Parlamento e sostiene volentieri Monti, che fu commissario europeo su indicazione del suo governo. Berlusconi sembrò persino volersi allontanare dalla scena politica, nemmeno si fosse scoperto inetto a cambiarla. In tutta questa vicenda bisogna fare attenzione a non scambiare i desideri con la realtà. Perché che in alcuni influenti ambienti ci si volesse liberare di Berlusconi è certo, ma questo desiderio non è sufficiente a spiegare un complotto, meno che mai una forzatura del Capo dello Stato. E’ possibile che il Quirinale, piuttosto, abbia pensato a quali soluzioni fossero percorribili nel caso precipitassero gli eventi, come infatti accadde e come Napolitano farebbe bene a fare anche oggi davanti alle grave difficoltà del governo Letta. Infine bisogna ricordare una cosa, e cioè che mai complotto, ammesso ci fosse stato, poteva essere più favorevole alla vittima. Se Berlusconi fosse rimasto al governo l’intera legislatura, allora vorremmo vedere i risultati elettorali. Nessuno più del governo Monti poteva rilanciare meglio quel Gattopardo che si voleva ammazzare. |